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Green e post green: presente e futuro della sostenibilità

Mondo Verti

Green e post green: presente e futuro della sostenibilità

25/03/2019

Ma cosa significa Green e che ci azzecca con i Trend e la sostenibilità?
Esiste un matrimonio virtuoso tra ecologia e tecnologia, un rapporto stretto e indissolubile che potrebbe rappresentare una risposta concreta a uno dei grossi problemi del nostro tempo: ripristinare un equilibrio “sano” con la natura. Siamo agli albori del Post- Green, che va oltre il nobile principio ecologico per abbracciare la tecnologia e nuovi modelli di sviluppo.

Presente avanzato: back to nature, la “rinaturalizzazione” del quotidiano

Il Post – Green parte da un’esigenza forte, una rifondazione degli stili di vita all’insegna del bisogno di ricongiungimento con la natura, al fine di recuperarne armonia, equilibrio e bellezza. Questa nuova sensibilità verso la madre Terra ci rende, come consumatori, più attenti alle risorse naturali e allo spreco con l’effetto di guidare le nostre scelte di vita e di consumi in maniera anche radicale. Ecco che assistiamo a un ritorno massiccio di elementi o simboli naturali nelle nostre vite, nelle nostre città, nelle nostre case. Con tutte le ambiguità del caso generate da fenomeni quali il green washing, che fortunatamente sta lasciando spazio alle vere evoluzioni della sostenibilità autentica.

Nuove estetiche e culture progettuali urbane

Nel cuore della metropoli vediamo fenomeni ormai consolidati di giardinaggio collettivo urbano e spazi cittadini che accolgono boschi, come quello di 14mila mq che ha fatto la sua comparsa nel cuore di Mosca a pochi passi dalla Piazza Rossa. Lo Zaryadye Park – progettato da Diller Scofidio e Renfro, già autori dell’acclamata High Line newyorkese – aderisce a quella che viene definita Wild Urbanism, una corrente urbanistico-progettuale volta a incorporare la natura e la campagna all’interno del panorama urbano, in cui gli elementi naturali o le coltivazioni coesistono e interagiscono con lo spazio costruito creando una nuova tipologia di spazio pubblico. Il regno vegetale diventa elemento progettuale che ispira l’architettura residenziale. Un esempio su tutti il Bosco Verticale di Stefano Boeri a Milano, Losanna, Shanghai, un intero ecosistema progettato in altezza per gli alberi e intorno agli alberi, dove “incidentalmente anche le persone possono vivere” (cit. Boeri). E non solo, anche i siti industriali vengono investiti da questo ritorno alla natura, come per esempio la fabbrica-giardino di Prada a Valvigna, Toscana. Grazie ad una nuova idea di urbanistica (giardini e orti sui tetti, le pareti verdi verticali di Patrick Blanc in molte capitali del mondo) e alla bioingegneria che lavora alla creazione di forme di vita sintetiche (composti di cellule di microrganismi in grado di assorbire l’inquinamento e sfruttare l’energia solare per sprigionare energia), a breve sarà normale costruire case con pareti che trattengono e rilasciano il calore quando serve, sistemi idrici che riciclano l’acqua e tetti che trattengono le polveri sottili (Tech Forsight Practice, Imperial College Londra).

Green+smart

Il verde è una presenza massiccia nel mondo dell’abitare come trend estetico: anche la realizzazione di interni e di arredi trae ispirazione da un nuovo immaginario vegetale, espressione di un desiderio diffuso di ristabilire il contatto con la natura intesa nella sua manifestazione più selvaggia e meno addomesticata. Lo vediamo nei materiali (legno, pietra) e nello stile raw: la casa smart diventa sostenibile con innumerevoli device anti-spreco come – un esempio su tutti – la presa Window socket di corrente a ricarica solare, adesiva, che dopo 5-8 ore di ricarica attaccata a una superficie illuminata garantisce fino a 10 ore di utilizzo.

Il good-design e l’economia circolare che fanno bene al mondo

I consumatori e i consumi cambiano, sono moltissimi gli oggetti del quotidiano che il mercato sta proponendo secondo logiche sostenibili all’insegna del riciclo. Qualche esempio: abbigliamento e altri insospettabili oggetti compostabili. In principio fu Freitag con una linea di abiti che si biodegradano. Oggi la lista di oggetti che si biodegradano è in costante aumento: ci sono i piatti, i vassoi e le posate usa-e-getta di Papelyco, stoviglie completamente riciclabili, ricavate dagli scarti di ananas, al cui interno sono inseriti anche dei semi da piantare dopo l’uso, come recita lo slogan “trasforma il tuo piatto in una bella pianta”.

Il futuro: Post-Green ovvero intelligenza naturale e intelligenza artificiale alleate

Il pianeta ci chiede non solo di impattare meno, ma anche di essere aiutato a rigenerarsi con quello che Paola Antonelli (Moma, NY), curatrice della mostra Broken Nature, appena inaugurata alla Triennale di Milano, definisce “design riparativo”. Bio-ispirazioni per progetti non di realtà aumentata ma di natura aumentata. Sì, perché la tecnologia non sta da un’altra parte in questa storia, è parte di questo scenario futuribile in cui intelligenza della natura e intelligenza artificiale si ibridano, anzi si embricano. È la natura che ‘assorbe’ la tecnologia o ne diventa l’ispiratrice.

Bio is the new digital: il disegn diventa bio-mimetico

Joi Ito, Direttore del Media Lab del MIT, afferma risoluto che la “biologia è il nuovo digitale”. Si tratta di una evoluzione storica che porterà a grandi rivoluzioni nel settore del design da un lavoro congiunto con la biologia sintetica. Imitare la natura “come la biologia insegna”, utilizzando la programmazione informatica e la tecnologia per codificare regole e processi da cui prenderanno vita gli oggetti. Oggetti che sempre più saranno entità dinamiche, in trasformazione. Per rendere evidente quanto il futuro Post – Green sia vicino, sono appena nate con questo scopo, le facoltà di bio-design all’Università di New York e quella della Pennsylvania. Progettare con organismi visibili come piante e animali, batteri e cellule, e persino creare nuovi sistemi viventi manipolando il Dna, è dunque la nuova frontiera.

Robotica simbiotica

Augmented Nature è un progetto del Morphological Computation Lab dell’Imperial College London e di altri partner scientifici pensato per salvare biodiversità e specie in via di estinzione con tecnologie “simbiotiche”. Si sviluppa attraverso biotag impiantati sugli animali (contenenti uno speciale microfono e un GPS entrambi ricaricabili wireless) che non solo rilevano suoni e posizione, ma dialogano e trasmettono informazioni salvavita attraverso segnali sonori. Per esempio alle balene, avvertendole della presenza di navi da evitare e della presenza di cibo per spingerle verso nuovi habitat sicuri fuori dalle loro rotte.
O anche Living Things, installazione artistica avanguardistica di mobili fotosintetici: sfruttano le proprietà dell’alga azzurra spirulina (un cianobatterio) rinchiusa in lampade/ampolle di vetro che «ricicla la luce, il calore e l’anidride carbonica indoor trasformandole in una biomassa verde, molto ricca dal punto di vista nutrizionale, che può essere consumata come cibo, usata come fertilizzante in agricoltura, o convertita in biocarburanti».

IOE: Internet of Everything

Il futuro ci riserva interessanti scenari di nuovi “esseri” autonomamente in movimento, non solo robot ma anche vegetali, come la pianta cyborg Elowan. Si tratta di una forma di vita cibernetica, un vegetale che dialoga direttamente con una macchina: si interfaccia al mondo con segnali elettrochimici e grazie alla sua protesi robotica, si muove, per esempio, verso la luce.
Natura e tecnologia si integrano, si influenzano verso un obiettivo comune: ristabilire un rapporto virtuoso tra uomo e il suo ecosistema. Benvenuti nel futuro.

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