Home > Blog > Digitalizzazione e divario in Italia 2021: i dati VertiMovers

Digitalizzazione e divario in Italia 2021: i dati VertiMovers

Mondo Verti

Digitalizzazione e divario in Italia

24/09/2021

In un Paese caratterizzato da un divario digitale sia sociale che geografico, spiccano gli impiegati Millennials del Nord Italia, che sembrano essere a proprio agio con le nuove tecnologie

La corsa alla digitalizzazione non si ferma, spinta dalla pandemia e dalla necessità di trovare nuovi e più “sicuri” spazi digitali. Molte delle nostre abitudini quotidiane, infatti, si sono trasferite quasi interamente online e chissà che presto qualsiasi attività di routine avrà una sua “versione” digitale. A far crescere questo fenomeno gioca sicuramente un ruolo fondamentale la praticità dovuta alla riduzione di tempi e spazi, ed è per questo che noi di Verti gestiamo tutto online, a partire dal preventivo.

Secondo il Rapporto 2021 dell’agenzia di comunicazione We Are Social, sono 50 milioni gli italiani attivi online (su una popolazione di circa 60 milioni), con un aumento del 2,2% rispetto all’anno prima e una penetrazione dell’83,7%. In pratica, il consumatore digitale fa tutto online: si informa, utilizza i social media, lavora, gioca, acquista svariati prodotti e servizi, tra cui anche le polizze digitali. E infatti, secondo un’indagine dell’Italian Insurtech Association, l’utente digitale rappresenta il 32% del target assicurativo e nel 2030 sarà addirittura l’89%.

Ma chi è, esattamente, questo utente digitale? Quanti anni ha, che volto ha e da dove viene? Con l’aiuto dei dati Verti proviamo a costruire una mappa delle abitudini digitali degli italiani, rivolgendo uno sguardo alle differenze culturali e sociali che ancora attraversano il nostro Paese.

La digitalizzazione è anche una questione culturale

Se scaviamo più in profondità ci rendiamo conto che, nonostante l’accelerazione generale, una cultura digitale solida e inclusiva al 100% in Italia ancora non c’è. E infatti, come ci mostrano i dati emersi dal Digital Economy and Society Index (DESI), l’Italia è ancora un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, sia per questioni tecnologiche sia sociali. E secondo l’Osservatorio Professionisti e Digital Innovation 2b2 del Politecnico di Milano, oggi il 55% delle aziende non considera il digitale un fattore strategico per il proprio sviluppo. Inoltre, come sappiamo, ci sono ampie frange della popolazione minacciate dall’esclusione digitale a causa di risorse inadeguate o dalla scarsa predisposizione a sposare una certa idea di innovazione.

Il digital gender gap

Ci troviamo, infatti, di fronte a una trasformazione digitale che ha messo in crisi alcune delle categorie più vulnerabili, come immigrati, disabili, donne, anziani e persone con un livello di scolarizzazione basso. Per quanto riguarda le donne, ad esempio, le stime dell’European Institute for Gender Equality ci mettono in guardia, perché secondo il GEI (l’indice sull’uguaglianza di genere sviluppato dall’ente) le disparità di genere nelle opportunità che la digitalizzazione ci offre sono ancora piuttosto significative. Il digital gender gap emerge anche dai dati ISTAT, che raccontano come il 71,7% degli utilizzi internet contro il 64,2% delle donne; un divario che aumenta dai 44 anni in su e si azzera, invece, al di sotto dei 19 anni.

E i dati Verti che cosa ci dicono in merito? L’utente digital è uomo o donna? Dando uno sguardo generale notiamo che, a eccezione del semestre gennaio-giugno del 2020, periodo in cui la presenza femminile sul web ha superato quella maschile, sono gli uomini i più digital oriented, anche se il vantaggio è decisamente lieve: nel primo semestre del 2021 è stato, infatti, di appena un punto percentuale.

 Generation gap e divario digitale

E l’età, invece, che ruolo ha nel definire la fisionomia della penetrazione digitale in Italia? Secondo i dati Verti sono i giovani con un’età compresa dai 23 ai 32 anni (87%) e gli adulti dai 33 ai 37 anni (85%) gli esperti digitali, considerando il numero di preventivi richiesti online nel semestre gennaio-giugno di quest’anno, mentre sono i pensionati dai 68 ai 72 anni e gli over 73 i meno propensi all’adozione di questa modalità. I Millennials – forti di una più naturale attitudine digitale – si confermano quindi i più presenti online (come l’anno prima) dimostrando uno spiccato interesse per le polizze digitali, che considerano più smart e flessibili, come emerge anche dall’indagine dell’Italian Insurtech Association. Per gli anziani, invece, il web spesso rappresenta un universo indecifrabile e pieno di insidie, cosa che rende il divario digitale tra le generazioni ancora piuttosto netto: come ci mostra l’Agenzia Europea per i Diritti Umani, solo il 10% degli utenti digital ha un’età compresa tra i 65 e i 74 anni, appena il 2% ne ha più di 75, e la percentuale si riduce se consideriamo il numero di anziani che acquista online prodotti o servizi.

Digitalizzazione tra confini culturali e geografici

Ma oltre a quelli di genere e anagrafici, la digitalizzazione vive anche di confini sociali, culturali e tecnologici. E infatti il grado di istruzione, la professione, nonché la provenienza geografica possono dirci molto sulla sensibilità digitale degli italiani: secondo il report “I millennials e le assicurazioni” dell’Italian Insurtech Association sono soprattutto gli uomini impiegati del Nord e del Centro Italia ad acquistare polizze online. E anche i dati Verti non lasciano dubbi al riguardo, perché gli impiegati si confermano i più digital oriented con l’88% delle richieste di preventivi online. Venendo invece ai confini geografici, secondo il DESI (Digital Economy and Society Index) regionale, elaborato dall’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano, il divario tra Nord e Sud è piuttosto netto: i residenti in Lombardia si aggiudicano il primato, quelli di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria, Piemonte e le province autonome di Trento e Bolzano tengono il passo, mentre i residenti in Calabria soffrono del ritardo digitale più alto d’Italia.

E i dati Verti sono in linea con questi da un punto di vista generale, anche se ci mostrano un’Italia molto più unita, con meno squilibri regionali e con la Sicilia e il Molise animati – contrariamente alle aspettative – da un forte sentimento digital.

Segno che i tempi stanno diventando maturi anche per il Sud? Non ci resta che attendere.

Share This